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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, II, 48
 
originale
 
[48] Sed cum duplex ratio sit orationis, quarum in altera sermo sit, in altera contentio, non est id quidem dubium, quin contentio [orationis] maiorem vim habeat ad gloriam (ea est enim, quam eloquentiam dicimus); sed tamen difficile dictu est, quantopere conciliet animos comitas adfabilitasque sermonis. Extant epistolae et Philippi ad Alexandrum et Antipatri ad Cassandrum et Antigoni ad Philippum filium, trium prudentissimorum (sic enim accepimus); quibus praecipiunt, ut oratione benigna multitudinis animos ad benivolentiam alliciant militesque blande appellando [sermone] deleniant. Quae autem in multitudine cum contentione habetur oratio, ea saepe universam excitat [gloriam]; magna est enim admiratio copiose sapienterque dicentis; quem qui audiunt, intellegere etiam et sapere plus quam ceteros arbitrantur. Si vero inest in oratione mixta modestia gravitas nihil admirabilius fieri potest, eoque magis, si ea sunt in adulescente.
 
traduzione
 
48. Essendo due le specie di discorsi, di cui l'uno ? familiare, l'altro oratorio, non vi ? dubbio che il discorso oratorio abbia maggiore efficacia nel procurar la gloria (? quello che chiamo eloquenza); ma ? difficile a dirsi quanto la cordialit? e l'affabilit? del parlare concilino gli animi. Esistono delle lettere di Filippo ad Alessandro, di Antipatro a Cassandro e di Antigono al figlio Filippo, tutti e tre uomini assai avveduti (tale, infatti, ? la tradizione); in esse consigliano di guadagnare alla benevolenza gli animi della folla con un parlare affabile e di ammansire i soldati con un parlare lusinghiero. Quei discorsi solenni che si pronunziano davanti al popolo suscitano spesso la gloria di tutti. E' grande, infatti, l'ammirazione per chi parla con facondia e sapienza, e coloro che l'ascoltano lo credono pi? intelligente e sapiente degli altri. Se vi ? nell'orazione una certa gravit? mista a moderazione, non vi pu? esser nulla di pi? ammirevole,,e tanto pi? se quelle qualit? si riscontrano in un giovane.
 

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